La Norvegia apre i fondali marini all’esplorazione mineraria: Greenpeace denuncia la decisione vergognosa

Alessandra Ferrara

tempo di lettura : 3 minuti
Ambiente
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A partire dal 9 gennaio, il governo norvegese ha autorizzato l’apertura di 280.000 km² dei suoi fondali marini all’esercizio minerario.

Questo territorio, che comprende diverse aree del Mar del Nord e altre acque territoriali norvegesi, è stato aperto per permettere lo sfruttamento delle preziose materie prime necessarie alla cosiddetta transizione verde.

La Norvegia sostiene che l’estrazione di minerali come cobalto, rame e nichel è essenziale per produrre baterrie e altre tecnologie green.

Greenpeace critica la decisione del governo norvegese

Tuttavia, la decisione non è esente da controversie. In particolare, Greenpeace è fortemente critico nei confronti dell’annuncio del governo, affermando che l’apertura alla prospezione mineraria equivale a una “vergogna” per la Norvegia.

Secondo l’organizzazione ambientalista, il processo di estrazione mineraria mette in seria pericolo gli ecosistemi marini profondi e poco conosciuti, portando potenzialmente a danneggiamenti irreparabili sulla fauna marina.

L’insufficienza dei dati disponibili sul fondo marino rappresenta ulteriormente una preoccupazione significativa. Greenpeace sostiene che il governo norvegese non ha effettuato studi sufficienti per comprendere appieno l’impatto ambientale dell’estrazione mineraria in queste acque.

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Di conseguenza, l’accelerazione del processo minerario potrebbe mettere a rischio la salute del pianeta, come suggeriscono gli scienziati e ricercatori che si sono uniti alle critiche di Greenpeace.

Esperti sottolineano i rischi ambientali

Gli esperti hanno evidenziato vari rischi ambientali legati all’apertura dei fondali marini alla prospezione mineraria. Uno dei principali problemi riguarda la distruzione dei fragili ecosistemi dell’oceano profondo attraverso l’utilizzo di tecnologie aggressive per l’estrazione delle risorse.

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Inoltre, vi è il rischio di emissione di gas serra durante il processo di estrazione, come il metano clatrato, che avrebbe un impatto devastante sul riscaldamento globale.

Un altro problema riguarda la possibilità di disastri ecologici come sversamenti mineari e incidenti marittimi, simili a quelli che colpiscono le industrie petrolifere e gasiere. Senza regolamentazioni adeguate e preparate da parte del governo norvegese, tali eventi potrebbero portare a gravi danni sul lungo termine per la biodiversità e per l’ecosistema marino nel suo complesso.

La necessità di una politica bilanciata tra tutela ambientale e progresso tecnologico

La situazione norvegese evidenzia la tensione crescente tra gli sforzi per promuovere una transizione verso un’economia verde e la necessità di proteggere l’ambiente in sé. In questo scenario, è essenziale che i governi adottino politiche adeguate al fine di bilanciare lo sviluppo tecnologico e la preservazione dell’ecosistema naturale.

Per far fronte alle sfide ambientali, alcuni esperti suggeriscono di investire ulteriormente nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie più ecocompatibili per l’esplorazione e l’estrazione delle risorse minerarie dai fondali marini.

Allo stesso tempo, è importante monitorare attentamente l’impatto di tali attività sulle aree circostanti e sui delicati ecosistemi marini.

L’estrazione dei fondali marini: una questione globale

La Norvegia non è l’unico Paese ad affrontare il problema della prospezione e dell’estrazione mineraria nei fondali marini. Negli ultimi anni, anche altri Stati, come ad esempio il Regno Unito e il Canada, hanno cercato di ampliare le loro attività in materia di risorse marine.

Di fronte a questa tendenza crescente, osservatori internazionali e organizzazioni ambientaliste come Greenpeace chiedono ai governi di tutto il mondo di aumentare la consapevolezza sulla necessità di un approccio responsabile dello sfruttamento del patrimonio marino.

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Pertanto, è cruciale che la comunità internazionale lavori insieme per garantire un’azione concertata a favore della tutela ambientale e dello sviluppo sostenibile.

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